venerdì 28 febbraio 2020

NON SOLO MASCHERINE E DISINFETTANTI, ECCO 
I  SEGRETI PER RAFFORZARE IL SISTEMA IMMUNITARIO 
E TENERE SOTTO CONTROLLO I LIVELLI DI VITAMINA D (UTILE NELLA DIFESA CONTRO LE MALATTIE INFETTIVE) – STILE DI VITA SREGOLATO E UN'ERRATA ALIMENTAZIONE CI RENDONO PIÙ DEBOLI E INCAPACI DI FAR FRONTE A BATTERI E VIRUS...



















Scaffali dei supermercati saccheggiati, affannosa ricerca di mascherine e disinfettanti per le mani, locali e strade vuote, persone che guardano il prossimo con diffidenza. Sono questi gli effetti della diffusione del Coronavirus in Italia, un’epidemia che ha causato enormi sconvolgimenti per chi vive nelle zone del focolaio e che continua a 
scatenare attacchi d’ansia e panico lungo tutto lo stivale.




Eppure Il panico, la paura e lo stress psichico sono potenti 

immunosoppressori, compromettono l’efficienza del 

sistema immunitario, la nostra principale e naturale difesa 

contro le aggressioni virali e batteriche.
































Piuttosto che guardare al di fuori di noi e temere il 

Coronavirus, dobbiamo concentrate l’attenzione verso il nostro 

sistema immunitario e la vitamina D, che costituiscono la nostra 

vera e naturale difesa contro le malattie infettive.





Perché ci si ammala

Abbiamo sottovalutato la nostra reazione immunitaria, 

talvolta compromessa da uno stile di vita sbagliato e da 

un’errata alimentazione. Siamo perciò più deboli e incapaci 

di far fronte a batteri e virus. Ci si ammala perché il sistema 

immunitario non è in grado di difenderci. 





Aver ridotto la Scienza della Alimentazione ad un gossip dietetico commerciale è stato ed è un grave errore scientifico e culturale. Non si mangia solo per dimagrire, ma per costruire ogni giorno il nostro organismo.

Ma come rafforzare il sistema immunitario e tenere 

sotto controllo i livelli di vitamina D per mettere a 

riparo l’organismo dalle aggressioni virali ?



L’iter della vitamina D 
La vitamina D è la regina del sistema immunitario. 
Per i suoi effetti riconosciuti è oggi definita un ormone in grado di agire sulle cellule immunocompetenti attivando la loro attività. 
È messa in deposito all’interno degli adipociti e da lì deve passare nel sistema linfatico per essere disponibile prima di giungere nel sangue.

Ma in presenza di un sistema linfatico compromesso, 

si ha un effetto sequestrante: la vitamina D staziona 

nell’organo adiposo. In condizioni normali, invece, 

viene drenata nel sistema linfatico e giunge nelle 

stazioni, i linfonodi, che producono gli anticorpi e 

attivano il sistema immunitario», spiega il professor 

Rossi.

La giusta dose 

Molte persone non hanno mai eseguito la ricerca della 

vitamina D nel sangue. Conoscere il proprio valore è 

una scelta di medicina preventiva. Consiglio questa 

semplice analisi del sangue all’inizio dell’autunno per 

stare in salute durante l’inverno. Perché l’organismo 

possa avere una naturale difesa, è fondamentale che la 

dose di vitamina D3 nel nostro organismo sia 

superiore a 30nanogrammi, meglio ancora se il suo 

valore superi i 50 nanogrammi






Vitamina D per fasce d’età

Proprio in questi giorni di Coronavirus ho terminato 

una ricerca scientifica su oltre 12mila referti di analisi 

del sangue per la vitamina D eseguiti ad Arezzo. 

È risultato che il 30% della popolazione ha un 

valore basso di vitamina D. Il parametro più 

significativo capace di incidere sulla sua carenza è 

l’età, non è il sesso. 

I bambini e i giovani sotto i 15 anni hanno una loro 

ottima dose di vitamina D, che col passare degli anni si 

riduce in modo progressivo, esponendo il corpo 

umano a decadenza funzionale e strutturale. Il numero 

maggiore di referti con carenza di questa vitamina 

appartengono alla classe di età superiore a 80 anni.



Quando il valore è basso 
Le persone con ridotti valori di vitamina D possono tendere ad ammalarsi con maggiore frequenza rispetto alle persone con efficienti valori di vitamina D3. Il 90% della vitamina D del nostro organismo è ottenuta dall’azione dei raggi solari sul colesterolo della cute, che si trasforma in vitamina D. Il restante 10% deriva invece dagli alimenti.


Le cause della sua carenza «Le cause di grave ipovitaminosi D possono essere una progressiva perdita della cute a produrre vitamina D per azione dei raggi solari, una maggiore massa adiposa accumulata con l’età, in grado di sequestrare la vitamina D all’interno degli adipociti bianchi, una minore esposizione al sole della cute per uno stile di vita che prevede poco tempo all’aria aperta e infine un’alimentazione carente di alimenti ricchi di vitamina D.  



I cibi che la contengono 

«Si sente parlare spesso di vitamina D in correlazione alla 

menopausa. Ma la carenza di vitamina D non è solo un 

problema di osteoporosi, anche di sistema immunitario. È 

consigliabile perciò portare in tavola gli alimenti che ne sono 

ricchi. In primis: pesce, uova, burro, alcuni formaggi e 

avocado», sottolinea l’esperto.


Come integrare 

possiamo realizzare l’integrazione della vitamina D con 

piccole dosi giornaliere, per garantirne il naturale 

assorbimento. Una volta iniziata  l’integrazione mediante 

integratore , bisogna comunque procedere alla verifica del 

livello di vitamina D con una nuova analisi del sangue per 

verificare che la cura stia garantendo una dose idonea 

nell’organismo, assicurando quindi una naturale 

stimolazione sul sistema immunitario.


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domenica 9 febbraio 2020

Nei broccoli la chiave per mettere Ko i tumori !

Nei broccoli la chiave per mettere Ko l' insorgenza dei  tumori !

Una molecola presente nelle crucifere riesce a riattivare meccanismi di protezione che nei tessuti tumorali sono bloccati. Come rivela una nuova ricerca, appena pubblicata su Science.





















METTERE a tappeto il cancro risvegliando PTEN, uno dei principali “guardiani” delle cellule che normalmente protegge il corpo dai tumori ma che, in molti casi, può non funzione a dovere, diventando lui stesso il cavallo di Troia per diverse malattie oncologiche. Come ? 






















Sfruttando l'azione dell’indolo-3-carbinolo (I3C), un composto naturale che si trova in alcune verdure presenti sulle nostre tavole, come broccoli, cavoli, cavolfiori e cavolini di Bruxelles. La scoperta, pubblicata su Science, viene dagli Usa ma parla italiano: il primo autore dello studio è infatti Pier Paolo Pandolfi, genetista italiano che dirige il Cancer Center e del Cancer Research Institute del Beth Israel Deaconess Medical Center (Bidmc) della Harvard Medical School di Boston (Usa).







Per arrivare a queste conclusioni il team di ricerca si è servito di diversi campioni di cellule umane e modelli animali – topi - grazie ai quali è riuscito a identificare gli attori in gioco in questo processo molecolare: “Abbiamo trovato il modo di riattivare PTEN, il Titano della soppressione tumorale, andando a bloccare la molecola WWP1, cioè l’interruttore che tiene PTEN spento, con il composto presente nei broccoli”, spiega Pandolfi.













Un'arma contro più tipi di tumore

Si tratta di una strategia promettente che consentirebbe di ampliare le opzioni preventive e terapeutiche contro il cancro: “L’inattivazione di PTEN è molto frequente e poter risvegliare farmacologicamente questa molecola è un’arma importantissima a nostro favore”, aggiunge il genetista. Infatti, anche se lo studio si è focalizzato su campioni di tumore alla prostata, l’approccio proposto dai ricercatori “dovrebbe funzionare in molti tipi di tumore di grande impatto, incluso quello alla mammella”, e del fegato, perché in questi tipi di tumori l’oncogene WWP1 è molto abbondante. “In sintesi PTEN è il Titano buono, mentre WWP1 è l’oncogene cattivo, anzi direi cattivissimo”, puntualizza Pandolfi. Si tratta infatti di un enzima, già noto per il suo ruolo nello sviluppo del cancro, e che, come spiega l’esperto, tiene spento il guardiano delle cellule.
















La molecola anticancro è green

Durante lo studio, i ricercatori hanno poi condotto delle analisi biochimiche e delle simulazioni al computer grazie alle quali sono riusciti a individuare la molecola presente nelle verdure - l’indolo-3-carbinolo –, quella cioè in grado di risvegliare i sistemi di controllo contro la crescita e la proliferazione incontrollata delle cellule nei quali è coinvolto l’oncosoppressore PTEN, ponendo quindi le basi per la messa a punto di una nuova strategia anti-cancro. Che, come preannuncia questo studio, funziona: il trattamento basato su questa molecola, e testato su alcuni modelli animali, ha consentito la riduzione del tumore sia in termini di peso sia di dimensioni. In poche parole, il composto contenuto nelle verdure potrebbe diventare un buon alleato nella lotta contro il cancro, grazie alla sua capacità di contrastare gli effetti dannosi dell’oncogene WWP1.






























Mangiare broccoli potrebbe dunque tenerci lontani 
dal cancro ? 
Di sicuro, conclude l’esperto, “questa scoperta enfatizza l’importanza di introdurre nella dieta alimenti vegetali, come le verdure crucifere”, appunto broccoli, cavoli, cavolfiori. “E rappresenta un’altra dimostrazione che una dieta ad alto contenuto di vegetali e fibre fa bene”. Attenzione però a non cedere alla tentazione di tenersi lontano dalla malattia oncologica con un piatto di verdure: per trarne il potenziale beneficio anti-cancro, avremmo bisogno di generose dosi. Affinché il composto naturale sia efficace “si dovrebbero mangiare chilogrammi di broccoli, circa 7. Per questo – conclude Pandolfi - al momento il composto in purezza è l’unica alternativa se si volessero sviluppare sperimentazioni cliniche”.


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